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domenica 14 giugno 2015

I find my way home


Attimi.

La musica è uno strumento potente. Si diffonde nell'aria, come vento. Ed inspiegabilmente, coinvolge tutti i sensi, riportando con potenza ogni singolo ricordo.
E allora passa un'ombra, gli occhi si spengono, le nocche si stringono.
E poi solo due paia di braccia che ti raggiungono, contemporaneamente. 
Strette silenziose, che ti tirano fuori dal posto nel quale stai cadendo.
E parole.
Parole che non c'entrano niente con l'abisso. Parole che sono luci.
E passa.

E poi nella vita ci vuole egoismo.
Perché volere bene ad una persona è una forma di egoismo molto più sublime dell'amore.
Non si sta vicino ad una persona per farla stare meglio, perché ne ha bisogno..
Hai egoisticamente bisogno di farla stare meglio. E' importante. E' un cinquanta e cinquanta. 


Vorrei farti entrare nella mia testa, per dieci minuti.
Il mondo è pieno di mediocri. Sono le persone speciali che faticano a trovare i propri simili.
Perché non vedi le cose con i miei occhi.

Tu ci sei stata quando ne avevo bisogno io.
E abbassi la testa. Perché non c'è paragone. Perché lo sai che, allora ne valeva la pena.
Ma posso ci sono giudizi che possono essere dati sul mondo, che valgono per tutti, anzi per quasi tutti. Un amico concede delle debolezze, anche se le odia. Perdona, a volte giustifica. Perché ci sono cose che si detestano, ma non se le fai tu.

E fino a ieri pensavo in un modo, oggi penso in un altro. E cancello quello che pensavo ieri. E sto al tuo fianco, assecondo il tuo volere, e sento con il tuo cuore.
E odio chiunque ti stia facendo del male. Odio e basta.

Non so dirti altro che "lo so". Ma te lo dico lo stesso. Lo so.

E magari lo faccio sbagliato ma lo faccio. E passerà.

E poi vuoi fuggire da tutto e tutti. E ti basta sentire chi hai visto appena. E non credevi che potessero essere così importanti, senza conoscerle davvero. E invece sì. E' quotidiano. E' una casa ancora diversa, ma sempre presente. E' una sola persona, composta da organi diversi. Un corpo unico. Una famiglia digitale. E non la tempesta, lì dentro tutto è sempre per te. Perché c'è un mondo fuori e un mondo dentro.

E poi mangio cinese sul letto, e guardo le cazzate che mi proponi. E sto a dieta e ho smesso di fumare, ma sti cazzi. E se tu piangi c'è la mia spalla. E se tu ridi c'è la mia mano. E ti ho vista in basso ed ancora più giù. Ma non importa. E ti racconto la mia vita, che sarà sempre un po' tua. E fantastico su quello che sarà, solo con la certezza che ci sarai.

E tutto questo non ha senso. Pensieri miei o altrui che si mescolano. Che raccontano persone. Una, più d'una, tutte. 
Un flusso di coscienza.
Un flusso di coscienza che ringrazia.


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