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mercoledì 17 giugno 2015

Body Worlds .. mostra allestita da Ramsay Bolton!


Quando l'arte incontra la scienza, le cose si fanno inquietanti.
Non so di chi sia colpa. Se della società, dei media, dell'assottigliamento della morale, della razionalità imperante. Non so neanche se sia una colpa.
E' come se un retropensiero del mio cervello mi suggerisse di sì, ma io non riuscissi ad ascoltarlo.
E' passata l'epoca in cui scienza ed arte si incontravano nel cuore di Leonardo.
Ora no.
Ora c'è la manipolazione.
Ora c'è il guardare un corpo morto, plasmato, plagiato in una posizione sinuosa, estremamente naturale, se non fosse che stiamo parlando di cadaveri.
Ramsay Bolton.
Il nome che ha rimbombato nella mia testa lungo tutto il percorso.


Prima di immergermi nella riflessione su quanto ho provato, occorre fare alcune valutazioni preliminari.
La mostra volgeva al termine, quindi mi sembrava doveroso andarci.
Il problema è stato che ho ben pensato di raggiungerla con i mezzi, trascinandomi dietro A, che era davvero contentissimo. La sua felicità si è ampliata quando abbiamo aspettato un'ora il treno all'andata, e percorso mezza Roma a piedi.
C'era sciopero dei treni.
Voglio chiedere scusa, non sono riuscita a trattenermi. Anche il sindacalista più comunista del mondo quando sta a Roma con lo sciopero finisce per inveire contro i lavoratori di Trenitalia.
Debolezze.

Alla fine del peregrinare, comunque, arriviamo alla mostra.
E' strano.
Io non sono una donna di scienza. A scuola, di chimica avevo imparato solo che gli elettroni si eccitavano. E solo perché ridacchiavo per la parola "eccitavano". Un po' come i piselli di Mendel.

Ma Body Worlds non è un viaggio nel mondo della scienza. Non solo.
E' un viaggio nel mondo della vita e della morale.
Si parte con i feti.


E cavolo, tu sei lì che guardi oltre la teca e una parte di cervello ci prova a dirti che quelli sono bambini morti ed imbalsamati. Poteva essere una vita. Non è cera, è carne. 
E davanti alla minuscola cellula della quarta settimana, fino alla trentatreesima qualcosa accade.
Quando l'ho detto ad alta voce, ero davanti alla placenta.
"Credo di avere un improvviso desiderio di maternità".
Adesso, che una donna dica una cosa del genere non è poi così strano. Ma se quella donna sono io, diventa inquietante.
Infatti la risposta è stata "No, Miché c'hai fame!".

Forse un uomo non può capire. E ho provato, sotto il sarcasmo, sotto il sorriso, un po' di pena.
Perché la mia doppia x non faceva altro che raccontarmi di come quella cosa potesse essere unica. Di come quella cellula infinitesima potesse essere qualcosa grazie a me. Di come, potessi essere unica a prescindere da tutto per quella vita. Perché quello che tu saresti stata era semplicemente irripetibile ed essenziale. A parole non si spiega. E' calore, e senso di potenza. Tu sei Dio e dai la vita.



"Lo sai che dopo sta cosa non potrai più considerare l'aborto?"
Non so se sia vero! Credo fermamente che ognuno sia libero di prendere decisioni di questo tipo nella massima libertà. Ma in parte, ti tocca.
Non è comunque un problema che ho intenzione di pormi, dato che sono votata all'anticoncezionale più sicuro del mondo dopo i calzettoni bianchi con i sandali: l'astinenza.


Va bene, chiudiamo la pietosa parentesi della mia inesistente vita sentimentale, e andiamo oltre.

E' un po' sconvolgente.
Lungo tutto il percorso non fai che ripeterti: sono persone vere.
E l'immagine è quella di un uomo che manipola quei corpi, che gli da forma.


Ed i pensieri sono talmente tanti. Vagano dal macabro, al curioso, al compassionevole. E ti domandi chi siano quelle persone. Non voglio fare la superiore, perché mi sono sentita esattamente una telespettatrice di porta a porta che guardava con becera e nera curiosità il plastico di casa Misseri. Ho provato vergogna per me stessa mentre mi ponevo la domanda "Chi sei tu? Qual è la tua storia?".
E poi immagini un uomo che fa questo. Che strappa via la pelle da un corpo freddo. Che lo apre, lo mette in evidenza, rendendo irriconoscibile il suo volto, e comune il suo corpo.
Perché una volta tolta la pelle, una volta tolto il grasso. Un corpo è un corpo. Sei come un occidentale che guarda un gruppo di cinesi, forse.
Magari se i tuoi occhi fossero abituati a vedere quelle forme, sapresti riconoscere le differenze. 
Ma non sei abituato, e allora quello è un corpo uguale a tanti altri. Identico. E' la macchina della vita.
E poi ti domandi se il tizio giocasse davvero a basket.
Se in tutta quella freddezza, quella lucidità scientifica febbrile, non ci sia qualcosa di poetico.
E magari ti racconti che era giovane, e giocava a basket, ed ora sarà così per sempre. Giocherà a basket per sempre.
In qualche modo, nel suo essere uguale ed anonimo, il suo corpo sarà ammirato in eterno, mentre fa quello che ama. Ma alla fine, se uno acconsente a tale manipolazione del suo corpo, forse gli basterà la parte dell'ammirazione, anche se in realtà in vita è sta un signorotto obeso con una spiccata propensione per lo zapping!
Non è un giudizio, badate bene.
Non c'è niente di male nel voler restare vivi dopo la morte. Nel non voler essere dimenticati.
E' il mondo che cambia, il modo. 
E quella parte di noi che sussurra "sbagliato", beh non c'è modo di sapere se sia un retaggio di una qualche morale o quello che realmente sentiamo.
Perché ammettiamolo. Esprimere un giudizio del genere mentre sei lì a guardare, sarebbe un tantino ipocrita.

E puoi guardare un giocatore di scacchi.


O tre amici, che resteranno per sempre bloccati a fregarsi a poker.


O qualcuno che sarà un eroe per sempre.


E poi lei.


Anche scuoiate le donne sono più armoniche e belle degli uomini.
E non ha senso quella posa, scientificamente parlando. Non mostra nulla di più di quanto già visto lungo il percorso. E' solo arte. Un tipo di arte piuttosto particolare, ma arte. Armonia. Spettacolo. Attesa. Rinascita.
"Non puoi essere invidiosa del suo corpo, è morta!"
Sì ma sembra viva. Viva di una vita diversa. Perché, diciamocelo, se fosse viva non sarebbe questo gran bocconcino, ma nel suo stato di eterna immobilità, è perfetta. Bella ed eterna. Fluida e Imperiosa.

E usciti da Body Worlds, il problema non è quello di trovare le parole per descrivere quanto hai visto. Il problema è capire chi sei e cosa pensi. Perché, forse, semplicemente non sei pronto.
No. Il mondo non è pronto. Il popolo non è pronto. Io mi sento ancora un ibrido, in bilico tra la freddezza, l'indifferenza, la morale. Un'anima in conflitto.
Ma non è questione di anima.
Sono corpi.
O entrambi.

Perché l'essere umano è un animale speciale.
Lo sapevate?
Sembra che i mammiferi abbiano un bonus di un miliardo di battiti cardiaci nel corso della vita, circa. Il cuore del toporagno batte velocissimo, infatti vive due anni, più o meno. 
L'uomo esaurisce il numero di battiti standard intorno al ventisettesimo anno di età. Eppure vive di media tre volte tanto.


Il che, oltre a mettermi una certa ansia, mi ha anche fornito qualche spunto per reinterpretare la maledizione del ventisette. Jim Morrison, faremo luce sulla questione, prima o poi! 

Dunque, più o meno credo sia tutto ciò che volevo dire. Continuerò, in qualche modo, ad alimentare la mia anima.
Per il momento non ne sono certa, ma non credo che acconsentirò a lasciarmi scuoiare dopo morta. Che l'arte mi perdoni. E la scienza pure.

4 commenti:

  1. Cavolo se fanno impressione. Ho sempre avuto una certa titubanza nei confronti di questa mostra, non so se riuscirò mai ad andarci. Grazie per questo assaggio e per tutti gli scleri annessi!

    Un bacio :*

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    1. Awww sì, è tutto molto strano, in effetti. Purtroppo la cosa difficile è spogliarsi e prendere il buono dalle cose :)

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  2. Ciao Mika! Ti volevo lasciare un commentino perchè pure io con la mia facoltà sono andata a questa mostra... Io ne sono rimasta affascinata, è stato incredibile per me vedere tutte quelle cose,anatomicamente parlando. Uscita da lì mi sentivo "piena". Piena di milioni di emozioni e sensazioni diverse. Vedere come lavorano i muscoli del nostro corpo, il cervello e via dicendo è stato incredibile. Pensare che quelli fossero cadaveri di persone che hanno deciso di donare il loro corpo alla scienza (unita all arte come hai detto tu) mi ha piacevolmente stupita. Probabilmente è perchè studiando certe cose semplicemente ne sono affascinata, anche se a primo impatto non riuscivo a rendermi conto che quelli fossero davvero corpi reali. L''unica cosa che non avrei mai voluto vedere sono stati i corpi di quei bambini minuscoli, alla prima, seconda, terza e quarta settimana. Quello è stato straziante. Da donna è stato davvero difficile da vedere.

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    1. Oh Bart <3
      Sono un po' invidiosa! Perché tu sarai riuscita a vederla con gli occhi della scienza. Ed è più completo. Però davvero. Ormai credo sul serio sia necessario vedere tutto. E questo, non so se sia tutto, ma è tanto! <3

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