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domenica 5 aprile 2015

Benvenuta al Nord!


E ieri è successo.
Pensavo che fosse una giornata normale, manco pe niente!
Arriva il tipico messaggio da venerdì pomeriggio. Quello un po' pigro, che l'amico più intraprendente comincia a mandare agli altri nella speranza di risolvere il venerdì sera. O almeno così sembrava.
*Che fai stasera?*
La risposta è automatica e richiama alla mente una famosa scena del libro della giungla!




Poi il telefono squilla ancora. Quello è il momento nel quale entri in allarme.
Sì, perché lo squillo sembra quello di sempre, ma tu avverti l'atmosfera sinistra che si è creata. Già dalle prime righe, avverti le vibrazioni di incertezza. Perché R. sa perfettamente che quello che ti sta chiedendo è sbagliato e contro natura. Lui sa che l'ordine delle cose suggerisce di non proporre MAI una cosa del genere, ma arriva quel momento nella vita in cui è inevitabile che accada.
*Vorrei... vorrei .. cioè mi piacerebbe ... andare a PteMvio*
sì, anche il messaggio farfuglia, ma arriva comunque forte e chiaro.
Vorrei andare a Ponte Milvio.



E tu, da buona amica, dovresti urlare di non farlo. Ma è come quando Mufasa dice a Simba di non andare al cimitero degli elefanti.
Non c'è via d'uscita.
Ti riviene in mente la piccola te, che ancora credeva nell'uguaglianza, e armata di lucchetto aveva attraversato il Tevere e aveva fatta una mocciata imbarazzante! Oppure, quando ci sei ricaduta ancora, sperando di poter gestire tutta quell'umanità palesemente più capace di te di comportarsi, e sei finita in un locale dove anche il drink sembrava urlare "mi rifiuto di essere bevuto dalla plebe!".
Insomma, sei perfettamente consapevole che nella vita di ogni ragazzo di Roma Sud arriva il momento di andare al Nord.
Potresti provare a ripetere "Ma non vedi che bella la Folgarella? Non preferiresti un bel bicchierone di birra dietro casa?" ma sai che sarebbe solamente un inutile procrastinare l'inevitabile!
Potresti lasciarlo da solo. La tua egoistica vocina interiore non smette di sussurrarti, serpentina, questa opzione.
Ma la lealtà è un qualcosa in cui hai sempre creduto.
Neanche tu sei così cattiva da farlo. E quindi chini la testa, poi alzi gli occhi con una nuova determinazione nello sguardo, indossi l'armatura e decidi di andare!
Così, io, R. ed A. abbiamo dato il via alla nostra avventura.
In macchina si inizia ad elaborare il piano.
Io e A. eravamo più che consapevoli di ciò che ci attendeva. E mentre R. sognava di un posto fantastico (tipo comune ma con molto più lusso), NOI, concreti paesanotti responsabili, trovavamo delle identità false.
Tempo 10 minuti io ero Flaminia e A. era Lorenzo (letto LorAnzo, ovviamente), e ci allenavamo a ripetere "ziao" & "zioè" (idiomi tipici locali). Purtroppo non ci veniva molto bene, perché i ragazzi del Sud tendono a farsi scappare "Ahò" "A cì" e "A zì" in continuazione, il che non è affatto raffinato. Lo stesso si può dire dell'automatico gesto di grattarsi la pancia (panza) senza nessun reale motivo, solo perché ne andiamo fieri. La PanZa è un chiaro segno distintivo.
Aldilà del Tevere, non esiste.
Ad ogni modo, in macchina con noi c'era anche A.G. che solo a metà strada ha rivelato di avere una fidanzata indigena. Niente di strano. Il ragazzo di Roma Sud è abituato a fare figuracce, quindi la prende con filosofia. Aldilà del Tevere le figure di merda non esistono. Esistono le gaffe (informo gli amici di Roma Sud che pare si legga senza e).
Ma andiamo oltre.
Arrivati sul posto, immediatamente ci rendiamo conto di essere fuori luogo. 
Allora, presi da una certa confusione interiore, sentiamo l'impulso di rendere il più chiaro possibile il fatto di essere estranei a quel posto. Come se non fosse abbastanza chiaro. Non avrebbe potuto essere più chiaro neanche se ci fossimo spalmati addosso l'olio della porchetta prima di uscire.
E cosa facciamo?
Ci andiamo a fare le foto sul ponte degli innamorati!
Forse era un vano ed inutile tentativo di sembrare dei turisti. E avrebbe potuto funzionare se non ce ne fossimo usciti strillando:
"No Robbbè fammena n'antra che che su questa sembra che me so magnata mi madre!"
Roma Sud.
Senza Dubbio.
Dunque, con la sindrome del Giapponese fotografo ancora addosso, decidiamo di andare a prenderci qualcosa da bere. Ci sediamo. 
E succedono diverse cose.
La Prima. ci guardiamo intorno e tutti sono allegri e sorridenti ma mai sguaiati. Ridono con la mano davanti alla bocca, hanno capelli perfettamente sistemati, camicie stirate ed inamidate, trucco perfetto, scarpe lucide. E tu, incosciamente, senti montare un fastidioso desiderio di emulazione.
Ho letto negli occhi di A. il folle desiderio di risvoltarsi i pantaloni, ma è stato forte, ha resistito! Il che mi rende molto fiera. Gli dedicheremo la prossima edizione della sagra del montone di Morena Sud, o Ciampino Nord, a seconda delle preferenze!
La Seconda. Arriva la cameriera. E tu capisci che sta lavorando solo per il fatto che ti chiede, cortesemente, cosa può portarti. Perché lei è vestita impeccabilmente, è una figa, è pettinata e non puzza.
Questo perché, diciamocelo, A Roma Nord vivono i fighetti. Ed i fighetti sono una razza che non puzza mai. E' risaputo.
Comunque, R. chiede che vino abbiano.
"Ottima mossa!" A Roma Nord si beve vino, ovviamente. Lei comincia con una lista di nomi infinita, che assolutamente non mi dice niente, sono certa solo di due cose alla fine. Primo, non hanno la Romanella; Secondo, prenderò una coca zero. Lei mi chiede se ci voglio il ghiaccio e il limone. Io dico sì. Perché ho paura a dire no, se me lo ha chiesto si vede che si beve così da ste parti! Poi mi ricordo che V. (la quale secondo me ha qualche parente al Nord) la beve con il limone, quindi, sicura di fare tutto bene, accetto l'offerta.
R. e A. prendono il vino. Solo che, a quanto mi si dice, toppano. Pare che a Roma Nord si beva solo vino bianco, quello rosso infatti macchia i denti, anche se non sono certa che i denti dei fighetti possano macchiarsi.  Comunque, andiamo oltre...
La Terza. Quando arriva il tempo di fumare, la tragedia. Le mie cartine si sono semplicemente volatilizzate. Entro nel panico assoluto e comincio a tirare fuori cose dalla borsa.
Piccolo inciso.
La mia borsa, era decisamente fuori misura. Troppo grande. A Roma Nord è tutto piccolo, non a caso le parole terminano sempre con -ino e -ina (v. gingerino; pubettino). E non a caso, il 99% delle macchine sono smart, salvo vedere ogni tanto passare una Lamborghini (ammessa solo perché termina con -ini).
Comunque torniamo a noi. In lontananza vedo la bramata T di tabacchi(ni), ma in quanto ragazza di Roma Sud mi pesa abbondantemente il culo e non ho voglia di alzarmi.
Pigrizia vince vergogna.
Comincio a guardarmi intorno. Ci sarà pur qualcuno che fumi tabacco, no?
Ebbene sì. Tra la miriade di pacchetti(ni) di Marlboro Gold Platinum TopOfThePops, c'erano anche loro. Quelli di Roma Nord che amano, di tanto in tanto, mischiarsi con il popolo e trovano trasgressivo (gergo locale trasgry) fumare tabacco. Quindi chiedo una cartina. Il tavolo è composto da tre graziose ragazze con i capelli lucidi e pettinati (io porto il cappello perché non me li sono lavati dopo la palestra e quindi lasciamo perdere!). Magrissime, ovviamente. Mi lanciano sguardi differenti. Una non mi guarda proprio, continua a fissare il vuoto davanti a sé, forse sta pensando *O God! Speriamo che nessuno mi veda parlare con questa cosa (io)*. La seconda mi guarda tipo *Da quando si è riempito di accattoni, qui?* e la terza, invece, mi rivolge un semplice sguardo di pietà mista a commiserazione, uno di quegli sguardi che si riservano ai cuccioli al canile. Quelli che non prenderai mai con te, comunque.
Fatto sta che prendo sta benedetta cartina, maledicendo la mia pigrizia.
La Quarta. Decido di andare a comprare le maledette cartine, prendo A. e arrivo davanti al distributore, in fila, dall'altra parte della piazza. La prima cosa che noto è la diversità della fauna locale. Se non fosse per l'olezzo di filigrana sui loro vestiti, sembrerebbero dei coattelli del sud. Io e A. abbiamo ipotizzato che siano quella categoria di ragazzini del Nord che nel pieno della ribellione adolescenziale assillano i genitori affinché gli comprino un attichetto a Torre Angela. Va bene la povertà che è cool, ma l'attichetto è l'attichetto!
Comunque, ci mettiamo buoni in fila. Fino a che, dietro di noi, due ragazzi parlano. Stanno cercando la tessera sanitaria, come tutti. E poi arriva.
L'affermazione.
"Oh l'avevo scambiata per la tessera sanitaria, che sciocchino accidenti! Invece è la tessera della Bocconi!" con tanto di pacchetta teatrale sulla fronte.
Non è una cosa straordinaria. Ma quando il luogo comune diventa realtà non puoi trattenerti. E ridacchi. Ma poiché ridacchi come uno del Sud, non passi inosservato. Impossibile.
La Quinta. Finito di bere, i miei compagni di avventura hanno fame. Già, perché noi di Roma Sud abbiamo fame, a Roma Nord mangiano perché ci sono cose che vanno mangiate per tendenza. Ad ogni modo, S. la fidanzata di A.G. nonché nostra guida turistica alla quale dobbiamo la sopravvivenza, ci mostra le mille opportunità del luogo. Tra queste c'è 100 montaditos, che colpisce particolarmente R. Io, che sebbene sia del Sud ho fatto l'università dentro il Raccordo e quindi mi sento piuttosto cittadina, cerco di spiegargli che c'è pure a San Lollo, ma lui non sente ragioni. Vuole andare. Se non fosse che, alla fine, viene distratto da un fantastico locale che si chiama Chip Station.
Vendono patatine fritte.
Ma l'atmosfera le rende magiche. 
Immediatamente veniamo catapultati in un brand londinese che, con la stessa facilità di una passaporta, ci immerge a Piccadilly. Le patatine vengono fritte circa 14 volte, vengono riposte in un cartoccio e poi tu puoi scegliere qualsiasi salsa che ti venga in mente. Io non le ho prese. Credo di aver preso 3 chili e mezzo solo per aver guardato una ragazza di Roma Nord mangiarle. Forse è per questo che non ingrassano. Hanno un superpotere che permette loro di far assimilare i grassi al primo Racano che hanno intorno, nella fattispecie me!
Comunque, le salse sono le più disparate. E R. entra subito in clima Roma Nord. Ordina 14 kili di patatine (il 14 è un numero magico) e sopra ci mette la maionese light.



PARLIAMONE.
Non è serio. Quando uno magna magna! E se magna la salsa ciccia e brufoli con l'aggiunta della cellulite imperante, ma comunque gnente che sia light. Non ha senso. Non ha senso per me. Povera mente limitata di Roma Sud. Forse non ci sono poteri paranormali, forse il segreto della magrezza è nella parola light
E va bene, questo è quanto.
Chissà quando ripeteremo questa fantastica avventura!
A prestissimo, Mika.

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