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venerdì 10 marzo 2017

#NoCagnaDay


Anche quest'anno la festa della donna è arrivata con tutto il pacchetto annesso e connesso: rami di mimose spuntati dal nulla tipo gli ombrelli degli ambulanti alla prima goccia di pioggia; i bilanci delle aziende che producono antistaminici che si gonfiano; gli uomini in spandex e via dicendo.
Ma soprattutto, fulgidi e immancabili, profondi come un libro di E.L.James, sono arrivati i post su facebook.
Gira che ti rigira, il messaggio è sempre lo stesso. Una serie di "cagna" , "troia", "bau" e affini che esprime perfettamente la granitica convinzione esistente nel nostro paese che le donne, l'8 marzo, sentano l'irrefrenabile esigenza di strusciarsi su qualsiasi cosa di forma cilindrica incontrino sulla loro strada. D'altronde a chi di noi non è capitato di essere aggredito da una tizia a caso che cercava di accoppiarsi con la sua gamba.
La cosa triste, veramente triste, è che la maggior parte di questi commenti vengono da donne. Adesso, io da un uomo potrei anche aspettarmelo considerata la scarsa considerazione che ho dei pene muniti. Ma sentire una donna sputare certe sentenze è davvero fastidioso. Soprattutto considerato che poi queste sono le stesse che si riempiono la bocca di femmismo e vi dicendo.
E allora a quel punto ho fatto un esame di coscienza.
O R R O R E.




Improvvisamente mi sono resa conto di quanto sia frequente l'utilizzo di certi termini nel parlato di tutti i giorni.
E no, non parlo del simpatico "cagna" che rivolgi ad un'amica nel mezzo di una conversazione o quando la vedi con l'occhio da triglia che parla con il barista figo. Parlo di tutte quelle volte in cui termini come "cagna" "troia" "zoccola" e compagnia bella vengano utilizzati al precipuo scopo di insultare una persona.
Tutto ciò è rivoltante.
Non ne faccio una questione di educazione, perché nessuno di noi è un santo e a tutti capita di lasciarsi andare a commenti poco carini. E' rivoltante perché denota come anche nella nostra "evoluta" società, serpeggi ancora in sottofondo una discriminazione di genere inaccettabile.
Possiamo votare, possiamo lavorare, possiamo studiare e guidare (il che nel mio caso è un male), ma quando si tratta del nostro corpo, del modo in cui scegliamo di vestirci, truccarci, vivere la nostra sessualità o anche solo approcciarci con l'altro sesso allora tutto sparisce. Siamo sempre, costantemente, sotto una lente di ingrandimento, in attesa che qualcuno scagli la prima pietra, sparando giudizi sessisti che si risolvo il 99% delle volte in uno di questi insulti.
Questa cosa non va bene.
Non va bene ed io non voglio esserne complice. Perciò ho deciso di fare un fioretto. Mi prometto e prometto alla santa anima di Lucrezia Borgia (che dio la abbia in gloria) che mai più userò queste parole per insultare una donna. Mai più. Neanche contro pop star statunitensi bionde con una lunga lista di ex fidanzati famosi per i quali venderei tutti e due i reni.



Che poi dovreste spiegarmi a quale titolo ci si arroga il diritto di giudicare la vita sessuale di un'altra persona. Dopo "l'utero è mio e me lo gestisco io" abbiamo davvero bisogno di una nuova campagna al grido di "è mio pure tutto quello che c'è intorno"? Anche ammesso che una donna voglia uscire tutte le sere e, per usare un'espressione presa in prestito dalla cara Mary, voglia fare l'ornitologa per passione, qual è il problema? Perché a ben guardare sembra come se sia piuttosto diffusa una singolare preoccupazione rispetto all'utilizzo della vagina.
C'è un vincolo paesaggistico? E' a rischio di estinzione come l'ermellino bianco?
Non è accettabile che il valore di una donna venga misurato sulla base di quanto sia sano il suo appetito sessuale. Ed è inaccettabile che un uomo pensi di avere voce in capitolo rispetto all'utilizzo che una donna faccia del proprio corpo. Ancora di più, quando accanto al sacrestano di turno c'è una donna che annuisce. Come se ce ne fosse una di noi che davanti a Tom Hiddleston o chi per lui non avrebbe almeno la tentazione di strillare "Malena levate che me fai ombra!".
Ancora più significativi, però, sono quei casi in cui il termine è usato in maniera completamente impropria. Un po' come se uscissi da un camerino con addosso un abito da sposa e la persona dall'altra parte :

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Perché?
Quale tipo di dato fenomenologico analizza la gente quando strilla "troia" a una donna che gli taglia la strada in macchina? Che c'entra? Sulla base di cosa si usa un insulto che attiene alla sfera sessuale per offendere qualcuno che ha saltato la fila alla cassa del supermercato?
E non fraintendetemi, la mia è una questione di principio, non è buonismo. Non sto auspicando un mondo fatto di caramelle e zucchero filato dove tutti si vogliono bene. No. Però voglio essere libera di dire che mi state tutti sul cazzo ex art 3 cost "senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Sarà deformazione professionale.
Che poi, tra l'altro, ci mancassero gli insulti! Adesso, io posso capire il povero milanese che è a corto di alternative perché "testina" non si può sentire. Voglio dire chiaramente l'unica ad uscirne ferita è la cultura dell'insulto di cui la penisola così orgogliosamente si fregia (ciao Milano!). Ma noi zona Roma /Napoli, che abbiamo più insulti che buche per strada, perché dobbiamo limitarci in questo modo? Ce ne sono per tutti i gusti e, diciamocelo, abbiamo anche un discreto talento nell'inventarli. Dallo sgommarello di vomito al saccottino di merda abbiamo una gamma infinita di simpatici modi per esprimere il nostro più sentito disappunto.
Quindi. Al termine di questa lunga e faceta disamina da moralizzatrice livello pro mi sento di concludere con un invito : unitevi tutti al #NoCagnaDay e fate almeno 7 giorni di fioretto.
L'invito è rivolto sia agli uomini, che sia mai una volta mi regalassero una gioia, sia alle donne. Anzi, soprattutto alle donne, perché è arrivato il momento di prendere coscienza che non saremo uguali finché non saremo uguali. Nessuno ci regalerà il diritto di essere persone libere. E questo non significa che per essere emancipate da domani tutte quante saremo chiamate a darla via neanche fosse il black friday. Significa solo che è giusto decidere di fare o non fare una cosa in base a quello che noi stesse sentiamo e non in base quello che la società ci impone di percepire come giusto. E se lo vogliamo veramente deve partire da noi perché:  if not me who? If not now when?
E pure perché "vaffanculo te e 3/4 daa palazzina tua" suona meglio. Diciamocelo.
All the love.
Mika.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. ciao , scusa il disturbo , ma vorrei contattarti . potresti darmi la tua email?

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