I social media uccidono le relazioni sociali. Conoscere gente su internet è da sfigati.
Questo pensavo.
Questo pensavo, prima.
Prima che un'ondata di freschezza invadesse la mia vita. Prima che imparassi a conoscere persone, giorno dopo giorno, scoprendo un pezzetto di loro. Parola dopo parola.
E non mi importa di cosa pensa chi ha pregiudizi, chi non ha vissuto questa esperienza, chi non può capire. Perché anche io ero come loro ed ora posso dirlo. Voglio dirlo. Anzi voglio urlarlo.
Avevo torto.
Oggi è ufficialmente un anno.
Sebbene tutto sia iniziato un po' prima. Oggi è la data ufficiale.
Sebbene tutto sia iniziato un po' prima. Oggi è la data ufficiale.
Un anno da quando delle perfette estranee si sono conosciute per condividere pensieri e sensazioni su qualcosa che, diciamocelo, non fa precisamente onore ai nostri cervelli.
E tutto si riduceva a quello.
A condividere foto e qualche battuta.
Parole scritte da persone di cui non conoscevamo nulla.
All'inizio, ognuna era solo un carattere. Un insieme di lettere una dopo l'altra. Quasi sbiadite, senza personalità, senza nome.
Poi, piano, sono arrivati. I nomi, dico. E i volti. E le voci.
Un coro di accenti diversi, di risate, di sospiri.
Volti sconosciuti che a mano a mano diventavano più familiari. Ed era incredibile il modo in cui lentamente volti, voci, pensieri si unissero l'uno con l'altro fino a darci il quadro perfetto.
Fino a dire "Hey, è con te che sto parlando!".
Il primo passo è stato quello. Riconoscersi.
Scoprire a quale volto appartenesse quel sospiro. Che voce avesse quel nome che continuava a postare foto. Come in quei quiz della settimana enigmistica.
Poi lentamente è arrivato il conoscersi. Il capire cosa aspettarsi da chi. Lo scoprire chi fosse più fragile, chi più sarcastico, chi più irritabile. Ogni giorno, come un regalo, senza che neanche ce ne accorgessimo, venivano fuori pregi o difetti. Piccole informazioni, più o meno rilevanti.
E poi, chissà quando o perché, sono diventate sempre più numerose le confidenze.
La sensazione predominante era sentirsi liberi di dire qualsiasi cosa, di dare il peggio di se stessi e il meglio e tutto senza filtri. Perché tanto quelle persone non le conosci. Non sono reali.
Poi non lo so quando è cambiato.
Perché io abbia iniziato a sentirmi libera per un'altra ragione.
Forse il primo incontro. Forse i successivi. Forse, semplicemente, il passare del tempo.
Ma l'estraneità ha lasciato il posto alla confidenza, alla serenità, alla tranquilla consapevolezza di avere qualcuno lì fuori, da qualche parte, pronto a ritagliare uno spazio nella sua vita per te.
E sì, è più facile forse, perché basta un click o chiudere wapp e puoi tornare a quella realtà che puoi toccare con mano. Ma questo lo rende meno speciale?
No.
Non rende meno speciale le risate, le confidenze, gli incoraggiamenti, le chiacchierate a notte fonda, le attese, le illusioni, le delusioni, le speranze.
E come in ogni gruppo, c'è chi senti più vicino e chi meno. Ci sono persone con cui vai più d'accordo, altre con cui hai meno punti in comune. Ma fanno comunque parte della tua vita. E le vuoi lì. Nel bene e nel male.
Lungo la strada, abbiamo perso qualcuno. Abbiamo discusso. Abbiamo vissuto un rapporto con i mezzi a nostra disposizione. Ma ogni singolo momento, ogni singola persona, ogni crisi ci ha rese quello che siamo. E, sì, direi che dobbiamo ringraziare i ragazzi per questo, per averlo reso possibile. Ma il merito più grande, quello è tutto nostro.
Durerà? Non durerà? Chi può saperlo. Ma poi importa davvero? O quello che conta è quanto in realtà ci abbia arricchito questo pezzo di strada fatta insieme?
E davvero, non so dirvi quanto in questo momento vorrei abbracciarvi tutte e piangere tutte le mie lacrime, perché cavolo sono ipersensibile. Solo che, a costo di risultare patetica, siete davvero importanti per me. E non lo so se dovrei considerarmi ridicola o troppo adulta per questo genere di sensazioni o dichiarazioni. Non mi importa. Mi avete sentita dire di peggio, dopotutto.
E davvero, non so dirvi quanto in questo momento vorrei abbracciarvi tutte e piangere tutte le mie lacrime, perché cavolo sono ipersensibile. Solo che, a costo di risultare patetica, siete davvero importanti per me. E non lo so se dovrei considerarmi ridicola o troppo adulta per questo genere di sensazioni o dichiarazioni. Non mi importa. Mi avete sentita dire di peggio, dopotutto.
Quindi voglio solo dire che ano tutto questo.
Ano tutte voi e vorrei nominarvi una ad una, perché c'è qualcosa di speciale da dire su ognuna.
Ma non vorrei che poi questa diventasse una lista della spesa.
Quindi è a tre di voi che voglio dire qualcosa in più.
A Cami. Perché mi fa sorride e ridere. Perché ho imparato ad apprezzarne l'ironia e la lingua tagliente. Perché mi ha stregata con l'aria da dura, la battuta pronta e la spontaneità sempre e comunque, nel bene e nel male. Perché è una persona sincera. Quel tipo di sincerità che mi piace e che apprezzo. Che non significa dire qualsiasi cosa ci passi nella mente ferendo gratuitamente le persone. Significa cercare il compromesso tra quello che si sente, la propria impulsività ed il rispetto per gli altri. E non è da tutti. E significa essere sicuri e non arroganti. Significa essere sanguigni ma non crudeli. E poi è la mia crush. Una dura dal cuore tenero, che mi ha conquistata giorno dopo giorno. Ora se non ci fosse di mezzo la distanza, un fidanzato e la nostra inopportuna eterosessualità .. amore mio ti corteggerei fino alla morte!
A Fabi. E i sospiri. Perché non è mai stato così bello essere insultata. Perché ogni giorno ne assaporo la dolcezza e la follia e l'allegria. Perché è una di quelle persone il cui sorriso ti entra dentro e ti riscalda. E non importa quanto le cose vadano male perché c'è una parola chiave che è: insieme. La dolcezza, la capacità di comprendere gli altri, quello che pensano e provano, non è una cosa che si impara. E bisogna essere generosi per farlo. E dimentico fin troppo spesso il dato anagrafico, perché non c'è differenza quando si è capaci di essere bambini ed adulti nello stesso momento. E avere voglia di vedersi, di parlare. E trascorrere insieme una mattinata davanti ad un caffé, quando una mattinata sembra trascorrere in pochi minuti, eppure vale quanto anni di cose condivise. Perché è una di quelle persone che sa farti capire quanto ci tiene. E vorrei poterti avere vicina ogni giorno. Sempre.
(Cosa che accadrà quando sposerò tua sorella, comunque!)
(Cosa che accadrà quando sposerò tua sorella, comunque!)
A Mary. Perché sa quando porre un freno a tre pazze scriteriate. Perché è il cervello di questa cupola. Perché ci sono persone che si lasciano distruggere dal proprio vissuto e poi c'è lei che ne fa tesoro e lo rende la sua forza e si migliora e migliora quello che ha intorno. Perché sa quello che vuole, sa emozionarsi ed emozionare gli altri. E perché ci sono persone che, più o meno consapevolmente sanno insegnarti il modo giusto di vivere. E lei lo fa. E non è da tutti avere un tale rispetto verso se stessi e verso il mondo. Ed essere simili e diverse allo stesso tempo, scoprendolo lentamente. Per poi incontrarsi ad un certo punto, sempre dentro una stazione, sempre in viaggio. E guardarsi su due binari differenti, che comunque non lo sono abbastanza. Te lo giuro, il nostro momento alla stazione di Rimini. Una davanti all'altra. Quello che sentivo, la gioia per i momenti trascorsi e la malinconia dell' "arrivederci" è qualcosa che non scorderò facilmente.
Sono molto felice di essermi sbagliata.
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